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Lettere libertine

“Lettere libertine fu pubblicato per la prima volta nel 1982, in una collana diretta da Dario Bellezza. La critica ebbe immediatamente parole lusinghiere per questo testo eccentrico, ”laterale” rispetto alle linee narrative allora dominanti.
Riccardo Reim raggiungeva, con questo libro, due importanti obiettivi: da un lato superava l’invadenza della pornografia, sin d’allora di massa, restituendo, andando a rotroso, spessore culturale alla ”pratica” libertina; dall’altro realizzava un inatteso e gustoso mescolamento di generi, linguaggi e punti di vista, dando vita a un antiromanzo in cui convivevano il rifacimento dai libertini del ‘700 francese (Latouche, Diderot, il Marchese d’Argens e Crébillon), il diario in presa diretta tipico della narrativa degli anni ’70, e il citazionismo colto (le numerose epigrafi incastonate in questo libro hanno un ruolo attivo).
Si tratta, insomma, di un antiromanzo che si colloca felicemente in quella importante famiglia letteraria che ha saputo unire ”alto” e ”basso”, che ha innescato cortocircuiti tra vita e letteratura, tra verità morale e finzione teatrale. Caso raro nella nostra letteratura italiana, Reim è riuscito in questo libro a nominare le parole più sconce senza mai perdere in levità e in ironia e, soprattutto, senza mai porsi il dovere dello scandalo sociale, essendo l’autore di queste Lettere libertine uno dei pochi scrittori che abbia saputo rendere comici i lamenti, e dissimulare i dolori con dei divertissement sgargianti come certi fotogrammi di Fassbinder.” [Andrea Di Consoli]

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Descrizione

“Lettere libertine fu pubblicato per la prima volta nel 1982, in una collana diretta da Dario Bellezza. La critica ebbe immediatamente parole lusinghiere per questo testo eccentrico, ”laterale” rispetto alle linee narrative allora dominanti.
Riccardo Reim raggiungeva, con questo libro, due importanti obiettivi: da un lato superava l’invadenza della pornografia, sin d’allora di massa, restituendo, andando a rotroso, spessore culturale alla ”pratica” libertina; dall’altro realizzava un inatteso e gustoso mescolamento di generi, linguaggi e punti di vista, dando vita a un antiromanzo in cui convivevano il rifacimento dai libertini del ‘700 francese (Latouche, Diderot, il Marchese d’Argens e Crébillon), il diario in presa diretta tipico della narrativa degli anni ’70, e il citazionismo colto (le numerose epigrafi incastonate in questo libro hanno un ruolo attivo).
Si tratta, insomma, di un antiromanzo che si colloca felicemente in quella importante famiglia letteraria che ha saputo unire ”alto” e ”basso”, che ha innescato cortocircuiti tra vita e letteratura, tra verità morale e finzione teatrale. Caso raro nella nostra letteratura italiana, Reim è riuscito in questo libro a nominare le parole più sconce senza mai perdere in levità e in ironia e, soprattutto, senza mai porsi il dovere dello scandalo sociale, essendo l’autore di queste Lettere libertine uno dei pochi scrittori che abbia saputo rendere comici i lamenti, e dissimulare i dolori con dei divertissement sgargianti come certi fotogrammi di Fassbinder.” [Andrea Di Consoli]

Informazioni aggiuntive

ISBN

978-88-89920-16-9

pagine

148

anno

2008

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