I miei maffiosi
Che bello leggere le pagine di Mario La Cava: emigrazione, fuga, sogno e fatica. È come dissotterrare un tesoro dalla terra dura. — Roberto Saviano
In questi ventiquattro articoli, cronache, riflessioni sulla mafia, scritti su vari giornali dal 1970 al 1986, La Cava (…) coglie il passaggio da un’antica, presunta “buona mafia” (che in realtà aveva un volto cruento) del mondo rurale, agropastorale in dissoluzione alla mafia che si afferma con i sequestri di persona, con le rapine violente. (…) Nella narrazione entrano le voci della gente, dell’amico, della barista, delle persone che incontra, degli stessi mafiosi che inevitabilmente incrocia: la sua è un’etnografia dall’interno; il suo è un ascolto silenzioso e proficuo di chi è rimasto e conosce il linguaggio e i codici delle persone. (…) Con durezza e melanconia, con lucidità e rigore, con profondità di analisi, La Cava afferma un modo di raccontare la realtà che forse andrebbe riscoperta in un periodo in cui la mafia viene banalizzata, altre volte enfatizzata, a volte “compresa”, talora quasi giustificata o ridotta a colore, altre volte ridotta a luogo comune o peggio negata. —Vito Teti
La materia di cui si tratta in questi scritti, prima ancora che la mafia, è lo sguardo. (…) Questo libro è un lungo racconto sulla mafia, sulla Calabria, sull’Italia. È un racconto sul guardare inteso come impegno, come ineludibile responsabilità. — Fulvio Librandi
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Descrizione
Che bello leggere le pagine di Mario La Cava: emigrazione, fuga, sogno e fatica. È come dissotterrare un tesoro dalla terra dura. — Roberto Saviano
In questi ventiquattro articoli, cronache, riflessioni sulla mafia, scritti su vari giornali dal 1970 al 1986, La Cava (…) coglie il passaggio da un’antica, presunta “buona mafia” (che in realtà aveva un volto cruento) del mondo rurale, agropastorale in dissoluzione alla mafia che si afferma con i sequestri di persona, con le rapine violente. (…) Nella narrazione entrano le voci della gente, dell’amico, della barista, delle persone che incontra, degli stessi mafiosi che inevitabilmente incrocia: la sua è un’etnografia dall’interno; il suo è un ascolto silenzioso e proficuo di chi è rimasto e conosce il linguaggio e i codici delle persone. (…) Con durezza e melanconia, con lucidità e rigore, con profondità di analisi, La Cava afferma un modo di raccontare la realtà che forse andrebbe riscoperta in un periodo in cui la mafia viene banalizzata, altre volte enfatizzata, a volte “compresa”, talora quasi giustificata o ridotta a colore, altre volte ridotta a luogo comune o peggio negata. —Vito Teti
La materia di cui si tratta in questi scritti, prima ancora che la mafia, è lo sguardo. (…) Questo libro è un lungo racconto sulla mafia, sulla Calabria, sull’Italia. È un racconto sul guardare inteso come impegno, come ineludibile responsabilità. — Fulvio Librandi
Informazioni aggiuntive
Autore | |
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ISBN | 978-88-9898-3421 |
pagine | 220 |
anno | 2019 |
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