L’interdetto

Questo romanzo inizia come un lieve poliziesco, ma è una finta partenza. Siccome “tedio e orrore” sono più forti dei misteriosi incastri della narrazione di mistero, nel volgere di poche pagine scopriamo che i personaggi de L’interdetto credono poco alla consolazione delle tattiche difensive, e alle mascherate di genere, e subito si presentano per quello che sono: personaggi fragili, in procinto di cadere, anime vulnerabili, finanche strambe. Un commissario, Strina, prima di cadere rovinosamente nel Purgatorio della malattia e della pensione, è turbato da quattro inquietanti denunce. Fatti di rilevanza penale, apparentemente senza clangore: lettere minatorie, danni patrimoniali, vendette. Strina è turbato, perché sente, con fiuto animalesco, l’odore della resa dei conti. Anche il suo più stretto collaboratore, Esposito, più accomodante e meno crucciato, sente lo stesso odore: l’odore della fine. Ma cosa disintegra in profondità i vecchi equilibri di un tranquillo quartiere cittadino, basato su menzogne taciute e cattiverie mal trattenute? Il segreto di questa disintegrazione morale è nelle mani di un “grande vecchio”, il Professor Nullian, affascinante studioso amante degli animali, scrittore famoso che vive quasi come un clochard, e che difende gli innocenti animali con piglio integralista, facendone una questione di primaria importanza. Sarà lui, con la sua bizzarra vitalità, a muovere i fili dei crolli a catena, e, se vogliamo, a suggerire una possibile purificazione dai tanti “mali oscuri” della realtà che lo circonda. Nonostante qualcuno riesca a interdire questo vecchio genio, ugualmente sarà lui, con la sua intelligenza, a suggerire i destini dei personaggi di questa storia. Perché L’interdetto, pur essendo un’amara riflessione sul male, sull’ipocrisia, sulla corruzione e sulla “malattia chiamata uomo”, si configura come uno dei pochissimi romanzi in cui ai vecchi è dato in sorte il potere di essere suscitatori di destino, divenendo burattinai dello smascheramento esistenziale. E questo dato è confermato dalla lingua lucida e limpida di Canali, uno scrittore che ha portato luce in ogni interstizio delle sue storie, che pure, sempre, sorgono dal buio.
A.D.C.

Categoria:

14,00

Descrizione

Questo romanzo inizia come un lieve poliziesco, ma è una finta partenza. Siccome “tedio e orrore” sono più forti dei misteriosi incastri della narrazione di mistero, nel volgere di poche pagine scopriamo che i personaggi de L’interdetto credono poco alla consolazione delle tattiche difensive, e alle mascherate di genere, e subito si presentano per quello che sono: personaggi fragili, in procinto di cadere, anime vulnerabili, finanche strambe. Un commissario, Strina, prima di cadere rovinosamente nel Purgatorio della malattia e della pensione, è turbato da quattro inquietanti denunce. Fatti di rilevanza penale, apparentemente senza clangore: lettere minatorie, danni patrimoniali, vendette. Strina è turbato, perché sente, con fiuto animalesco, l’odore della resa dei conti. Anche il suo più stretto collaboratore, Esposito, più accomodante e meno crucciato, sente lo stesso odore: l’odore della fine. Ma cosa disintegra in profondità i vecchi equilibri di un tranquillo quartiere cittadino, basato su menzogne taciute e cattiverie mal trattenute? Il segreto di questa disintegrazione morale è nelle mani di un “grande vecchio”, il Professor Nullian, affascinante studioso amante degli animali, scrittore famoso che vive quasi come un clochard, e che difende gli innocenti animali con piglio integralista, facendone una questione di primaria importanza. Sarà lui, con la sua bizzarra vitalità, a muovere i fili dei crolli a catena, e, se vogliamo, a suggerire una possibile purificazione dai tanti “mali oscuri” della realtà che lo circonda. Nonostante qualcuno riesca a interdire questo vecchio genio, ugualmente sarà lui, con la sua intelligenza, a suggerire i destini dei personaggi di questa storia. Perché L’interdetto, pur essendo un’amara riflessione sul male, sull’ipocrisia, sulla corruzione e sulla “malattia chiamata uomo”, si configura come uno dei pochissimi romanzi in cui ai vecchi è dato in sorte il potere di essere suscitatori di destino, divenendo burattinai dello smascheramento esistenziale. E questo dato è confermato dalla lingua lucida e limpida di Canali, uno scrittore che ha portato luce in ogni interstizio delle sue storie, che pure, sempre, sorgono dal buio.
A.D.C.

Informazioni aggiuntive

Autore
ISBN

978-88-89920-31-2

pagine

208

anno

2009

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